Domenica 1 Giugno si è svolta la tradizionale festa sociale della riserva di caccia di Gonars assieme al sodalizio Enalcaccia di Gonars. Nella bellissima location del campo di tiro a volo di Porpetto si è disputata la gara di percorso di caccia appositamente studiata per l’occasione in un circuito di 16 piatteli su due postazioni, a seguire poi il trofeo della Riserva di caccia di Gonars su lepre con 8 piattelli, simpatico percorso per mettere a dura prova anche i migliori tiratori. Grande partecipazione che ha visto in pedana ben 27 concorrenti che si sono divertiti in un percorso veramente accattivante; da segnalare che nella batteria della riserva hanno partecipato anche gli amici della Slovenia (Vrhnika) gemellati con il Comune di Gonars. Sul campo presenti anche le autorità, il Sindaco Ivan Boemo e gli assessori del Comune di Gonars oltre a tanti amici che sono venuti a trovarci e hanno trovato sempre una grande ospitalità. Anche il sindaco si è destreggiato in una prova, con una performance di tiro di tutto rispetto. Dopo la gara del mattino non poteva mancare il momento conviviale nel ristorante “Da Renzo” a Gonars, ormai ritrovo collaudato, al quale hanno partecipato, oltre al sindaco, il consigliere regionale Alberto Budai e una rappresentanza degli agricoltori locali. Ben nutrita anche la presenza di giovani cacciatori che hanno rallegrato la giornata e ci fanno ben sperare per il futuro della caccia. Come al solito una bellissima festa, un momento di condivisione della nostra passione assieme ad amici ed alle nostre famiglie per ricordare che la caccia è e sarà per sempre parte della nostra esistenza.
La classifica:
Classifica riserva di caccia di Gonars
1 classificato Cecchini Claudio con 13 piattelli; 2 classificato Gregorat Marco con 12 piattelli; 3 classificato Mika con 11 piattelli; 4 classificato Lado con 11 piattelli; 5 classificato Ronutti Roberto con 11 piattelli: 6 classificato Venco Flavio con 9 piattelli.
Classifica Enalcaccia sodalizio di Gonars
1 classificato Dorotea Vittorino con 14 piattelli; 2 classificato Michelin Nevio con 12 piattelli; 3 classificato Battistutta Paolo con 10 piattelli; 4 classificato Piovano Frranz Tomaso con 9 piattelli; 5 classificato Simionato Gabriele con 9 piattelli; 6 classificato De Rosa Cristian con 7 piattelli.
Classifica foranei
1 classificato Cantoni Nadir con 10 piattelli; 2 classificato Silletti Raffaele con 10 piattelli; 3 classificato Rovedo Nicola con 9 piattelli.
Il trofeo Riserva di caccia di Gonars è stato assegnato a Danielis Renato con 8 piattelli su 8!
Una mattina di una calda estate, era il 1977, Renzo Lepagier mi chiese la cortesia di sellare la cavalla Tazina per condurla a coprire con uno stallone, il cui proprietario si era appena trasferito in località Casatta Vecchia; avevo da poco iniziato a montare a cavallo e non mi parve vero di potermi lanciare al galoppo fino a destinazione. Arrivai in pochi minuti con la cavalla che schiumava sudore da tutto il corpo e fui accolto così : “ Che male ti ha fatto quella povera bestia per farla correre e sudare in quel modo e con questo caldo “. Questo fu il primo incontro con Natalino Rupeno, meglio conosciuto come Nino, da quel giorno non ho più parlato di cavalli, ho solo ascoltato.
Era nato a Parenzo il 2 giugno 1940 e quel giorno transitò sotto casa sua il Giro d’Italia!
Era fiero di appartenere a una terra aspra, ma bellissima come l’Istria. Il padre, insegnante e pedagogo, e il nonno materno, possidente terriero, sono stati fondamentali per la sua formazione: il primo gli ha certamente insegnato quella cortesia ed educazione che trasparivano dal comportamento di Nino, il secondo l’amore per la terra e i cavalli, che saranno sempre il segno distintivo della sua esistenza.
Alla fine del secondo conflitto mondiale lasciò l’Istria occupata dalla forze titine e, assieme alla madre Maria Radossi, raggiunse il padre Emilio Rupeno, professore presso la scuola italiana in Romania e console italiano a Craiova, ma dovettero lasciare il Paese nel 1947, dopo la caduta del re
Michele I e l’instaurazione del regime comunista, perdendo ogni avere e rientrando in Italia come la maggior parte dei profughi istriani: una situazione che segnò profondamente e negativamente l’infanzia di Natalino.
La famiglia si trasferì nel Maccarese, a quel tempo facente parte della municipalità di Roma, zona a
vocazione agricola e di allevamento di bestiame da latte. Di questo periodo c’è un episodio che evidenzia lo spirito d’iniziativa e le capacità di allevatore di Nino : “Avevo dieci anni , grazie alla disponibilità del fattore Salce ( zio del noto attore e regista Luciano Salce ), allevavo tre batterie di
galline ovaiole e la mattina presto raccoglievo le uova, per poi venderle prima di iniziare le lezioni scolastiche a Roma, naturalmente l’unico corredo didattico era un quaderno piegato in quattro e infilato nella tasca dei calzoni, perchè avevo le mani sempre occupate per sistemare sull’autobus
i contenitori con le uova”.
In seguito la famiglia si stabilì definitivamente a Ronchi dei Legionari dove il padre, direttore didattico, concluse il suo percorso lavorativo raggiungendo la quiescenza. Natalino, dopo aver frequentato il liceo scientifico a Monfalcone, intraprese diverse professioni: lavorava in un mulino, distribuiva bibite a domicilio e, infine, trovò un impiego alla cartiera del Timavo, ma non era soddisfatto perché queste occupazioni non gli lasciavano il tempo per dedicarsi agli amati cavalli.
Iniziò, così, a lavorare come aiutante del colonnello Jovanovic ( istruttore del re Pietro II di Jugoslavia e olimpionico della squadra di equitazione iugoslava ), prima presso il Circolo Ippico Friulano di Spezzotti, poi, durante la stagione estiva a Lignano, si trasferì, quindi, in Veneto a Vado, dove divenne il maestro del circolo ippico del commendatore Furlanis di Portogruaro e dopo un periodo trascorso come istruttore nel maneggio sulla Mainizza, arrivò a Fratta di Romans d’Isonzo.
Qui iniziò l’allevamento dei cavalli arabi e insieme all’amico Federico ( Vito ) Fogarin andò alla ricerca della perfezione nel cavallo arabo. Frequenti furono le visite in Germania e Ungheria presso
gli allevamenti statali per cercare dei soggetti morfologicamente interessanti, tra i quali si annovera il famoso l’allevamento di Bàbolna in Ungheria, regno dell’arabian Shagya. L’amico Fogarin ottenne con la cavalla Maysuna Guasimo, nata nel suo allevamento di Bibione, l’ambito riconoscimento di più bella cavalla al mondo della razza araba egiziana.
Natalino nel 1977 acquistò cinque ettari di terreno in località Casatta Vecchia a Gonars e ricominciò
l’attività di allevatore con alcune fattrici e i suoi stalloni: prima Drino, poi Matcan, Sifat e Siddharta.
Oltre all’attività con la stazione di monta con gli stalloni arabi allevava anche alcuni bovini di razza Aberdeen Angus, maiali vietnamiti, galli, anatre e galline, un piccolo gregge di Suffolk, pecora rustica che non richiede pascoli particolari e dalla carne ottima, e alcune capre.
Fino a pochi anni fa conduceva al pascolo il suo gregge, aiutato prima dalla cagna Astra (incrocio
di pastore tedesco) poi, qualche tempo dopo, da Lola Pink ( Border Collie ) con una capacità che certamente ricordava l’origine morlacca dei suoi avi.
Era diventato uno dei più esperti e profondi conoscitori dei cavalli: con un’occhiata capiva subito se
l’animale rientrava negli standard di razza e se presentava qualche problema, questa esperienza gli permise, quando entrò a far parte dell’associazione allevatori, di presiedere le commissioni in veste di giudice.
Faceva parte, assieme al compianto Renzo Lepagier, dell’Associazione Friulana Attacchi, famosa la sua pariglia di cavalli ungheresi (balzani di quattro) che, considerata l’esuberanza dei soggetti, solo lui riusciva a condurre senza problemi.
Tra le sue grandi passioni ricordiamo anche l’attività venatoria come socio della riserva di caccia di Gonars.
Nell’ultimo periodo, a causa di seri problemi di salute, era costretto a muoversi con la sedia a rotelle, ma non ha voluto mai abbandonare la sua residenza in Casatta Vecchia, riuscendo a condurre una vita indipendente, com’è stata tutta la sua storia; ogni tanto saliva sul suo sidecar Ural AK47 giallo e raggiungeva il paese per acquistare gli immancabili “toscani” e farsi un bicchiere con gli amici.
Sabato 23 gennaio scorso, nonostante i tentativi dei medici, la sua forte fibra ha ceduto e Nino si è
ricongiunto con i suoi genitori e ha lasciato noi nell’amarezza per aver perso un amico e nel rimpianto per tutto quello che avrebbe ancora potuto insegnarci.